HERCULES

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(Hercules - 1997)
(lungometraggio d'animazione)

Regia di: Ron Clements, John Musker
Sceneggiatura di: Ron Clements, John Musker, Don McEnery, Bob Shaw, Irene Mecchi

Prodotto da: Ron Clements, John Musker, Alice Dewey, Noreen Tobin
Produzione: Walt Disney Pictures
Animazioni: Walt Disney Feature Animation
Edizione Italiana: Buena Vista Int.

USCITA ITALIANA: 5 DICEMBRE 1997

Il classico Disney del 1997, il numero 35, è ancora firmato dalla coppia Clements-Musker dopo i successi de "La Sirenetta" (1989) e "Alladin" (1992). Un ritorno che di classico, questa volta, ha veramente tutto, a cominciare dall'Olimpo e tutti i suoi Dei, ma non solo.

La storia inizia sull'Olimpo, dove Zeus è intento con la moglie a festeggiare il suo primogenito Ercole, qui chiamato con il suo originario nome latino "Hercules". Una gioia di cui è geloso Ade, zio del piccolo e fratello di Zeus che quest'ultimo ha rilegato negli inferi. Per far torto proprio al bel re dell'Olimpo, Ade rapisce il piccolo Hercules e lo consegna a due suoi scagnozzi/diavoletti per farlo sparire, ma questi, al contrario, riescono solo a renderlo semi-mortale. Ma crescendo, una volta teenager, il giovane cercherà tutti i modi per ritornare nella sua famiglia biologica e tra i suoi simili.

La Disney non delude le aspettative con i suoi classici e non lo fa neanche toccando i temi mitologici dell'antica Grecia per la prima volta nella sua storia. Miscelando questi a più moderni temi pescati tra supereroi dei fumetti e action movie, riprende anche le sue vecchie abitudini di musical e commedie a suon di gags fini solo a se stessi. Ecco dunque la formula vista e rivista che viene legata ad una nuova storia, nuovi personaggi e nuove ambientazioni. Clichè che lasciano poche vie d'uscita se non concentrarci sui fatti che la sceneggiatura ci riserva.

"Hercules" risulta una buona commedia che si appoggia anche su un paio di spalle come già la coppia di registi Clements-Musker ci aveva abituato. Una commedia che vuole anche avvicinare dei temi classici ai giorni nostri, con tanto di gadget che spuntano fuori in qualche scena. Ma anche giovani protagonisti con desideri e atteggiamenti che cercano di conquistare i loro coetanei dei giorni nostri. Coetanei a cui è diretto il messaggio che si cela alla base della storia. Un paio di cattivi di cui uno finisce per redimersi poi concludono il gruppo di figure protagoniste.

Un titolo che alla fine non brilla come i precedenti (dati confermati ampiamente dai botteghini) ma che gli studios riescono a promuovere a dovere e tirarne fuori un grande numero di prodotti collaterali così come anche un seguito diretto al mercato home e una serie televisiva. Il lavoro del caricaturista inglese Gerald Scarfe lungo tutto il titolo e un Annie ai due registi (oltre ad altri 3 ricevuti nella stessa edizione) insieme ad altre poche riconoscenze, portano un po di lustro al lungometraggio.




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