LA LEGGENDA DI BEOWULF

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(Beowulf - 2007)
(lungometraggio d'animazione)

Regia di: Robert Zemeckis
Sceneggiatura di: Neil Gaiman, Roger Avary

Prodotto da: Steve Bing, Jack Rapke, Steve Starkey, Robert Zemeckis
Produzione: ImageMovers, Shangri-La Enterntainment
Animazioni: Gentle Giant Studios, Imageworks, W.M. Creations
Edizione Italiana: WarnerBros Italia

USCITA ITALIANA: 16 NOVEMBRE 2007

Una mente eccelsa ma un nome che probabilmente non dirà tanto a chi non mastica cinema per nome e cognome. Robert Zemeckis è uno dei più grandi pionieri per quanto riguarda la sperimentazione in campo cinematografico. E non meraviglia neanche che sia stato un certo Steven Spielberg a notare i suoi primi lavori e spingerlo verso progetti più ambiziosi. Titoli come "Ritorno al Futuro", "Forest Gump", "Cast Away" non hanno bisogno di presentazioni alcune. Ma oltre ai live-action il regista si è occupato spesso di animazione, a partire dal geniale "Chi ha incastrato Roger Rabbit", prima pellicola a mostrare azioni dal vivo miste ad animazioni tradizionali. Restando in tema di sperimentazioni Robert traffica spesso con i "giocattoli" degli studios della Sony Imageworks, per arrivare a "The Polar Express" nel 2004 e al più ambizioso "Beowulf" a natale 2007. Motion-capture allo stato dell'arte e animazioni computerizzate al servizio di mostri e miti di un tempo dimenticato.

"Dategli una moneta d'oro e mandatelo a casa, perchè ha una storia da raccontare". Queste le parole del re Beowulf lanciate all'ultimo dei suoi nemici perchè possa alimentare ancora la sua leggenda. Una storia antichissima, un poema epico che si perde nei meandri della cultura nordica, a cavallo tra eroi e mostri senza tempo. Un re chiama a gran voce eroi che gli liberino la propria terra dai mostri che la infestano in cambio di ricchezza e chissà cos'altro. Questo porta Beowulf, noto eroe sprezzante di ogni pericolo conosciuto o meno, proprio ad accettare questa proposta e finire, suo malgrado, con la corona di re in testa e con tutti i pro e i contro che ne derivano. Questo aprirà gli occhi dell'eroe sul nuovo mondo in cui si trova a regnare; una terra abitata non soltanto da essere umani.

Zemeckis mostra la sua voglia di sperimentare mettendo di nuovo mano al sistema IMAX 3D, la naturale evoluzione del mo-cap già usata nel precedente lungometraggio "The Polar Express" che non seppe conquistare a pieno il pubblico di tutto il mondo. Adesso ci ritenta catturando le movenze di attori del calibro di Anthony Hopkins, John Malcovich, Angelina Jolie e vestendoli virtualmente di tutto punto. Un lavoro magistrale e con delle buone potenzialità ma di certo non adatto (ancora) all'impatto con il grande pubblico. Una regia ben condotta, un lavoro mastodontico di realizzazione (ma si è risparmiati su scenografie e costumi almeno) fatto soltanto dalle telecamere e dai software messi a disposizione dalla Imageworks. Un lavoro iniziato ben 10 anni fa, almeno quello di scrittura, di altre due notevoli menti: lo sceneggiatore Roger Avary (anche apprezzato regista) e il grande scrittore fantasy Neil Gaiman.

Il lato visivo è uno dei punti cardini della produzione, punto su cui giravano tutte le speranze del regista e produttore Zemeckis. Le immagini ricalcano il mondo reale in tutto e per tutto. Non si è sprecato nemmeno un pixel su questo piano. Le ambientazioni sono suggestive e tutte condite con effetti speciali di tutto rispetto, dai fluidi agli effetti atmosferici. Neanche i modelli organici sono da meno; molto particolareggiati
e con delle textures molto definite. Ma i problemi principali rimangono comunque le animazioni. Con le sessioni di cattura dei movimenti si è potuto far muovere numerosi personaggi anche contemporaneamente sullo schermo. Si è riusciti a catturare anche complicate espressioni facciali e, dopo tutto, i modelli hanno saputo rappresentare bene le rispettive controparti dal vivo, ma il risultato è come assistere alla recita di vere e proprie statue di cera. Le quasi 300 camere usare per questo complicato processo, a differenza delle 70 utilizzate per "The Polar Express", hanno creato il risultato di movenze plastiche, quasi rallentate, artificiose, di sicuro effetto ma non per il genere di pellicola su cui si è puntato. Un ricercato neo-realismo su tutti i livelli. Ma il punto dolente, già visto in numerose altre produzioni realizzate tramite mo-cap, rimane sempre la mimica facciale, un argomento che non ha risparmiato neanche Beowuolf.

Le buone intenzioni c'erano tutte, così come la più attuale tecnologia disponibile al momento, ma il risultano non ha certamente saputo conquistare il grande pubblico. Una visione che porta certamente gli estimatori del genere al cinema e promette tanto, una pellicola pretenziosa, ma comunque godibile oltre gli aspetti legati alle espressioni facciali. Se la produzione fosse stata orientata verto un prodotto dichiaratamente animato e meno incline alla ricerca del realismo totale, forse le pretese e gli introiti sarebbero stati differenti.
Il lungometraggio è costato la grande cifra di 150 milioni di dollari e in patria non è riuscito ad arrivare ad incassarne neanche 90. In Italia gli incassi si sono fermati intorno ai 5 milioni di euro. La pellicola è stata distribuita a livello mondiale dalla WarnerBros così come anche in Italia dalla filiale locale, che ha portato Beowulf nei cinema italiani dal 16 Novembre 2007, in contemporanea con l'uscita in patria.






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